Noirmoutier, un capitolo a parte
È stato grazie al rapporto di stima e di amicizia nato con Daniel Perrin durante quel Campionato del Mondo del 2000 che Aria ha avuto il raro privilegio di essere invitata a regatare nel grande Atlantico, nell' isola che Renoir descriveva come " une terre inondée de couleurs, belle comme la Provence, et bagnée de douceur ".
Se non fosse per la D38, la strada che oggi la collega alla terraferma con il suo maestoso ponte, Noirmoutier sarebbe ancora un' isola, dolcemente insinuata nella baia di Bourgneuf à coté de l' île d'Yeu.
Tra la fine di luglio e i primi di agosto, una marea di dragoni, metriche e requin vi si danno appuntamento per contendersi l' ambito ' Trofeo Lancel Classic ' dell'omonima casa di moda. In quei luoghi pieni di malia, sospesi tra la Vendée e la Bretagna, da molto tempo si rinnova una tradizione velica che ha origine nel 1894 all'epoca in cui, a Bois de la Chaise, proprio davanti alla spiaggia bianca delle ' Dames ', il pittore Louis Paul Vincent Darasse e i marchesi Gontaut-Biron e Chauvelin forgiarono la prima manifestazione di stampo velico-marinaresco. Consacrata in anni più recenti a tempio della Vela, nel 1993 l'Île ha visto la fondazione del Circolo di Bois de la Chaise che le ha permesso di recuperare l'antica tradizione di regate. Come nelle pagine dei romanzi di Jean Rosmer, l'estate i parigini si danno appuntamento davanti alle romantiche cabine a righe bianche e blu della Plage des Dames per osservare i leggiadri volteggi delle vele che, virando al limitare della spiaggia, fanno bella mostra di sé. Non è difficile su quelle barche incontrare marinai tipiquement bretons come petit Pierre col suo petit chien, né grandi navigatori come Marc Thiercelin, Brunet Moret, Philippe Monet e i fratelli Pajot che si radunano per perpetuare con assoluto spirito sportivo e al di fuori di inutili rating il gusto dell'andar per mare di un tempo. Da otto anni, grazie alla famiglia Perrin, a Marc Le Landais, presidente di Lancel, a Guy de Panafieu, attuale presidente del CVBC e a Isabelle Brulier, anche noi siamo parte di quel nobile casato e di quell'atmosfera rarefatta governata solo dal vento del mare.
Il vecchio faro nel bosco, la selvaggia riva atlantica e il piccolo borgo di Noirmoutier-en-l' Île, che pare uscito dalle note del fou chantant, "...un petit village, un vieux clocher, un paysage si bien caché...", immortalano il respiro di quella Vela sublime ed eterna di cui il piccolo Musée de la Construction Navale e il cimitero delle navi sono smagliante testimonianza. Là dimorano Aile VI, l'olimpionico 8m SI della leggendaria Mme Virgine Heriot, il glorioso Pen Duick di Tabarly, e vi aleggia il mito del capitano Joshua Slocum.
Come dicevo: a Noirmoutier non si capita per caso, ma solo su rigoroso e formale invito. Proprio come ai tempi della Belle Epoque. Fra le tinte pastello di quel luogo lontano si vive di ostriche e champagne, di fleurs de sel de mer e di petites pommes de terre e si viaggia in bicicletta assecondando i ritmi delle marais salants. Superfluo a dirsi, ma Aria in quei luoghi ovattati ha trovato la propria, autentica dimensione.