Quando una barca e un uomo si incontrano è quasi sempre un segno del Destino. Così è avvenuto dieci anni fa quando mi sono imbattuta in quella splendida, anziana, signora esangue in cima a quell'assolata collina di quell'indimenticabile isola mediterranea. Aria, ormai lontana - com'è noto - dagli antichi podi e dai fasti della sua bella vita degli Anni Trenta, lontana ormai anche dal mare, costretta sul suo invaso, cercava qualcuno che la amasse.
Esattamente come me che a quell'epoca avevo perduto in pochi anni e in modo drammatico le tre persone più importanti della mia storia, tra cui mio padre, che aveva abbandonato questo mondo per sua volontà. L'amore tra me e quel legno, stravolto ormai dal tempo e dai devastanti rimaneggiamenti, scoppiò improvviso ed ebbi la certezza del passo che dovevo compiere quando lessi sulla sua randa il suo numero velico, "8.I 17". Mio padre era nato il giorno "8" e mi aveva lasciato di "17"...
Questa è la vera storia, che non tutti conoscono, del mio incontro con Aria e della nostra reciproca passione. Essa è stata molto di più di un 'colpo di fulmine' tra un umano e un legno, essa è stata l'abbraccio di due vite, entrambe sofferenti, entrambe da ricostruire. Restituire Aria al mare e al vento e alla vittoria è stato "altro" di un restauro filologico, di un'impresa sportiva, di un lavoro, perchè questo vero e proprio atto d'amore mi ha permesso di risentire l'emozione di avere ancora accanto mio padre.