"ARIA è... volata a Cowes"

Senza dubbio l'appuntamento più importante di questa stagione velica è stata la Jubileum America's Cup Regatta, a cui hanno preso parte non solo le barche più belle e conosciute della storia nautica, ma i più grossi nomi della vela internazionale. Anche Aria ha voluto presenziare a questo evento per scrivere, con grande fierezza, il suo piccolo pezzo di storia. Unica barca tutta italiana per progetto, cantiere di costruzione, cantiere di restauro, armatrice, equipaggio e bandiera, Aria ha più che degnamente rappresentato il suo Circolo -il Reale Yacht Club Canottieri Savoia di Napoli- ed anche la sua nazione, strabiliando gli astanti per il suo comportamento sui campi di regata. Non c'è stato giorno, infatti, in cui quella 'piccola barchetta bianca' -così come alcuni l'hanno definita- non partisse per prima e non riuscisse ad arrivare, in tempo reale, prima o al massimo seconda di tutta la sua categoria. Le vele tese, i bordi perfetti, Aria ha davvero dato il meglio di sé, senza l'ausilio di alcuno strumento, neppure dell'ecoscandaglio, così come si voleva alla sua epoca, secondo quella consuetudine marinara che da sempre le è familiare.

Il suo piacere era misurarsi col mare, amico e nemico di sempre, ma assoluto giudice imparziale e il suo risultato è la viva testimonianza di come le grandi battaglie si vincono solo in mare. Il giorno in cui decidemmo di partecipare a questo storico appuntamento, tanto io quanto Aria sapevamo molto bene che non sarebbe stato facile affrontare un viaggio così lungo, sapevamo che il trasporto via camion, il cambiamento di clima e le acque del Solent, ostiche per correnti, maree e onda incrociata, sarebbero state tutt'altro che un divertimento e che di tutto ciò, molto probabilmente, Aria avrebbe anche sofferto, ma eravamo entrambe disposte a rischiare pur di esserci. Immaginavamo che avremmo regatato con il CIM, un regolamento piuttosto penalizzante per le metriche, ma, paradossalmente, questo ci stimolava a partecipare. A bordo, l'equipaggio di sempre, questa volta però con un timoniere d'eccezione: Mauro Pelaschier, il timoniere di Azzurra, "el biondo", come lo chiamano gli amici triestini. Ed è stato così che Aria, tra le barche più piccole del Solent, insieme ad altri quattro 8m SI, ha regatato con onore nella 'Division 3 smaller bermudian'.

Ogni giorno, dal 19 al 25 agosto, pur con i suoi 66 anni sulle spalle, lasciava coraggiosa la sua boa di ormeggio, pronta a misurarsi con la storia della Coppa America in un serrato e incalzante intreccio di antico e moderno, di legni e carbonio che solo a vedere dava i brividi e ogni giorno, fin dalle partenze, svettava via come un siluro, mantenendo questa incredibile posizione nella maggior parte delle regate. Regate, tutte, da respirare profondamente, da guardare con gli occhi e da ricordare col cuore. Indescrivibili emozioni, come il passaggio ai Needles nella mitica regata intorno all'isola di Wight, dove Aria, in fuga già dalla partenza, in una serratissima bolina, è giunta insieme ai 12m SI che la guardavano increduli o come nella regata del 24 agosto in cui, prima in reale e in compensato, ha lasciato tutta la 'Division 3' indietro di oltre un'ora. Toglieva il fiato girarsi, durante le poppe, e vedere dietro di sé centinaia di spinnaker colorati, mentre il vento, se lo sapevi ascoltare, raccontava le storie di tutte quelle barche. Il nostro pozzetto era silenzioso e concentratissimo, non c'era fatica, ma solo splendida suggestione. Magistralmente guidata da un grande direttore d'orchestra, Aria sembrava procedere da sola, in assoluta sintonia 'zen' col suo timoniere, Aria, corda del miglior violino di Stradivari pizzicato e diretto dal suo miglior compositore: Paganini. Per tutto questo, per l'entusiasmo che ci ha sempre accompagnato e per le grandi emozioni che ciascuno di noi ha provato, Aria è letteralmente... volata a Cowes.

10 settembre 2001

Torna indietro